A chi non è mai capitato di leggere su un annuncio di lavoro: “Cercasi figura X con conoscenza dell’inglese da madrelingua”?
Molto spesso si fa confusione tra madrelingua, bilingue e una persona che conosce una lingua a un livello molto avanzato. Ancora più spesso si dà per scontato che tutti i traduttori e interpreti sono bilingui e che tutti i bilingui possono tradurre. Facciamo un po’ di ordine!
Cosa si intende per lingua madre?
La lingua madre è la lingua che s’impara da piccoli quando si inizia a parlare. Di solito è la stessa lingua dei genitori o comunque delle persone che si occupano della cura del bambino, che inizierà a parlare la lingua alla quale è esposto.
È ovvio quindi che le lingue che impariamo a scuola o comunque frequentando un corso non potranno mai essere considerate al pari della lingua madre, nonostante si possa raggiungere un elevato livello di conoscenza.
Chi è bilingue?
Secondo l’Enciclopedia Treccani, per bilingue si intende una persona che conosce e usa normalmente due lingue. Ecco perché spesso si associa il bilinguismo a interpreti e traduttori!
In realtà noi linguisti siamo molto cauti a riguardo. Il bilinguismo è un tema molto interessante e ampiamente studiato; non c’è un vero e proprio consenso riguardo a chi si possa definire “bilingue perfetto”. C’è chi dice che solo se un bambino ha i genitori con due madre lingue diverse può essere considerato un bilingue perfetto; altri che pensano che anche i bambini che parlano una lingua in famiglia che è diversa dalla lingua del paese dove vivono sono di fatto bilingui perfetti.
Vediamo quindi alcuni tipi di bilinguismo in base all’età e alla modalità di apprendimento delle due lingue:
- precoce/infantile: la seconda lingua viene imparata fin da subito o comunque entro i tre anni d’età del bambino;
- tardivo: la seconda lingua viene imparata in un momento successivo;
- simultaneo: i bambini sviluppano due sistemi separati, uno per ogni lingua, anche prima di cominciare a parlarle;
- consecutivo: i bambini usano la prima lingua come riferimento per imparare la seconda lingua.
Un’altra distinzione viene fatta tra bilinguismo bilanciato, quando la persona ha un’ottima padronanza di entrambe le lingue, e bilinguismo passivo, quando la persona è in grado di comprendere la seconda lingua ma non di parlarla.
Interprete e traduttore non significa essere bilingue
Se è vero che alcuni bilingui scelgono di intraprendere la carriera di interprete o traduttore per ovvi motivi, non è da dare per scontato che tutti gli interpreti e i traduttori siano bilingui!
Avere un’elevata conoscenza della lingua dalla quale si traduce è chiaramente un requisito base. Abbiamo però già visto che per definirci bilingui dovremmo rispettare alcuni criteri e avere un’ottima padronanza della lingua non è considerato un parametro sufficiente per definirsi tali. Dunque per onestà intellettuale gli interpreti e traduttori dicono apertamente di non essere bilingui, salvo poi trovarsi di fronte a espressioni deluse (è successo alla sottoscritta!).
Del resto bisogna anche dire che il bilinguismo da solo non è una competenza sufficiente per poter svolgere queste professioni che richiedono anni di studio in cui si analizzano vari aspetti, linguistici e non, e si costruiscono e allenano competenze che il “semplice” bilinguismo non porta con sé di default.
Come scegliere?
Mi verrebbe da dire: diffidati dai selezionatori che chiedono una conoscenza da “madrelingua”; molto probabilmente hanno solo in mente una persona con un’ottima conoscenza della lingua in questione.
Se invece hai bisogno di un interprete e/o traduttore: non gettarti alla ricerca di un bilingue qualsiasi ma assicurati che la persona che scegli abbia una formazione specifica e possibilmente anche una specializzazione nel settore di tuo interesse!
Intanto se ti va puoi dare un’occhiata ai miei servizi di interpretariato e di traduzione.